Cos'è

  Particolare4
Particolare di Plywood Elephant






Non solo un giocattolo, ma un pezzo da collezione


Plywood Elephant è un simpatico pachiderma per bambini, progettato nel 1945 da Charles & Ray Eames ma mai messo in vendita da Vitra design. Il prezzo elevato, dovuto agli alti costi di produzione e alle limitate possibilità di distribuzione, bloccò la produzione prima di incomiciare. Ne furono realizzati soltanto due esemplari che furono esposti ad una mostra tenutasi presso il Museum of Modern Art New York ma solo uno sopravvisse, ancora in possesso della famiglia Eames. Oggi, in occasione del centenario della nascita di Charles Eames, il brand tedesco ha lanciato un’edizione limitata.
La maggior parte dei suoi acquirenti naturalmente non considera Plywood Elephant un giocattolo, ma un esemplare da collezione, cosa che non sorprende, data la bellezza dell’oggetto in sé e l’edizione limitata. Peccato però che se ne sia persa l’accezione più vera: infatti originariamente Elephant era stato pensato per i più piccini (e il fatto che all’epoca quest’idea non poté essere realizzata fu unicamente dovuto agli alti costi di produzione e alle limitate possibilità di distribuzione).

Dimensions

Oggi anche Plastic Elephant viene prodotto in polipropilene di cinque diversi colori (rosso, rosa chiaro, lime scuro, bianco e grigio ghiacco): che lo si consideri un giocattolo o un oggetto per la cameretta dei bambini, Elephant farà certamente battere più forte il cuore di tanti bambini e dei loro genitori. Naturalmente Eames Plastic Elephant è corredato della certificazione di sicurezza GS e CE per giocattoli.


Vitra Mini - Eames® Plywood Elephant

http://www.vitra.com/




http://www.luxuryinterior.it/articolo/vitra-plywood-elephant/24099/
http://www.designmag.it/articolo/vitra-design-plywood-elephant-pachiderma-per-bambini/4179/



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Particolare 3

Bruno Munari crea delle pillole alimentari di diversi diametri, confezionate in astucci bivalve molto eleganti per forma, colore, materia, semitrasparenza e semplicità d'apertura.
Sia il prodotto stesso che l'astuccio e l'adesivo derivano tutti da una unica origine di produzione. Non quindi lavorazioni diverse su materiali diversi da montare poi in una successiva fase di finitura, ma una programmazione di lavoro molto esatta, certamente frutto di un lavoro di gruppo (team-work). L'oggetto è monocromo ma con sensibili variazioni di tono, ciò gli dà un aspetto appena sofisticato, che però incontra anche il gusto dei consumatori più lontani da una cultura attuale. 
Il colore è un verde, un certo verde molto noto sotto la denominazione popolare di "verde pisello", colore abbastanza bene calcolato fin dall'inizio della produzione e non più cambiato a tutt'oggi. Questo colore ha determinato influenze cromatiche anche nella moda e nell'arredamento intorno agli anni 20-30.
La forma delle pillole è abbastanza normale benché ci si sia preoccupati di variarle di diametro; ciò che invece risalta per l'originalità, e nello stesso tempo la semplicità della concezione, è l'astuccio: la sua funzione prende forma in due elementi uguali e simmetrici, come si usa progettare oggi per ragioni di economia produttiva, concavi quanto basta per contenere le pillole di cui hanno già l'impronta sia della forma che del numero e della disposizione. I due elementi sono uniti, a perfetta tenuta, da un adesivo che svolge una doppia funzione: come cerniera-molla dal lato minore e come semplice adesivo dal lato più lungo. Tenendo l'astuccio "di coltello", come si dice, tra l'indice e il pollice e facendo una leggera pressione con i polpastrelli, l'astuccio si apre di scatto e mostra le pillole tutte bene allineate in ordine di grandezza. Le pillole potrebbero cadere a terra ma una puntina di adesivo le trattiene così che si possano staccare quando si vuole anche solo toccandole con un dito.

Una delle caratteristiche tipiche di queste produzioni è la variazione nella serie. Problema molto discusso nei vari congressi mondiali di Designers: nella progettazione di un oggetto di grandissima produzione dobbiamo tener conto dei gusti del pubblico e proporre possibili variazioni al modello così da aumentare le vendite accontentando un maggior numero di compratori? Nel caso della produzione dei piselli si riscontra forse una eccessiva varietà: pur conservando rigorosamente forma e colore, si possono trovare in commercio contenitori da dozzine di pillole, da dieci, nove, otto... fino a contenitori da un pisello. Eccessiva variazione e, in definitiva anche un certo spreco. E poi chi compera un pisello solo e, ancora, lo esige nel suo contenitore? Eppure da migliaia di anni questo oggetto continua a essere prodotto in questo modo; il consumatore non fa caso a questi particolari. Comunque è probabile che questa eccessiva variazione sia il risultato di un errore nella ricerca di mercato, certamente fatta prima di stabilire una così grande produzione e in uso ancora oggi per negligenza burocratica.
Anche in questo caso nessuna concessione stilistica di un ormai superato gusto del bello classico o moderno secondo le ultime correnti artistiche, nessuna compiacenza sculturale, nessun facile antropomorfismo, ma un dosato gioco dimensionale delle singole parti. L'oggetto si inserisce con onore nella tradizione tecnologica di una produzione calcolata sia pure con estremo rigore ma non senza calore umano e sociale e, si può forse dire, con un leggero senso di humor.

Così con ironia, Bruno Munari descrive nel suo libro Good Design (Milano, 1963)due esempi di Food Design, due “prodotti industriali” della Natura,(arancia, piselli) ammirata da lui come prima e più importante rappresentante di design anonimo. In modo simile, natura e progetto convivono in quei prodotti senza nome ai quali Munari, affascinato, dedica nel 1972 il “Premio Compasso d’oro a ignoti”.
Li apprezza perché posseggono le qualità fondamentali del good design:
“… per il loro equilibrio tra materia, tecniche, funzione, forma, si pongono fuori dalle mode, dagli stili e durano nel tempo finché una nuova materia, o una nuova tecnica non propongono nuove soluzioni per la medesima funzione.” (In Da cosa nasce cosa. Appunti per una metodologia progettuale, 1989)

Design e cibo: un’unione che ha origine nello stesso processo creativo, fatto di attenzione e pazienza. Così come afferma, in una battuta, la giovane designer francese Constance Guisset che, nuova Alice nel Paese delle Meraviglie, scopre la vita nascosta degli oggetti quotidiani e progetta cucchiai, forchette e coltelli che, incastrati, sembrano acrobati volteggianti sulla tavola.
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Particolare 2
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Particolare dell'immagine fotografica di
Ettore Sottsass in: Editoriali Domus, dicembre 2004
Il numero 375 è inciso sul fronte dell'edificio, in alto a sinistra.
[e+s+foto+dal+finestrino.jpg]
"Molto spesso mi incontro con l'edilizia, con milioni di metri cubi di stanze tutte uguali, con una porta e una finestra, ammassati in grandi mucchi che arrivano anche a ottanta metri di altezza e certe volte anche a cento e forse a cento e cinquanta metri. Non so bene..."

Il libro: Foto dal finestrino, ADELPHI, Milano, 2009 - Ventisei fotografie affiancate da altrettante didascalie: luoghi, volti, paesaggi un po’ da tutto il mondo. L’idea sembrerebbe addirittura banale, se la penna che commenta queste immagini non fosse quella di Ettore Sottsass.
“Foto dal finestrino” è una piccola perla di ironia, divertimento, riflessione amara, che uno dei più grandi architetti italiani presenta a un pubblico troppo abituato, ormai, a scempi urbanistici, a case, a “montagne di stanze tutte uguali”, costruite senza minimamente pensare a chi, poi, ci andrà ad abitare. 
Link di riferimento 1


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Particolare 1

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Laminato Bacterio, Bianco - Ettore Sottsass


Memphis patterns
 Ettore Sotsass nel 1981 fonda insieme ad Hans Hollein, Arata Isozaki, Andrea Branzi, Michele De Lucchi ed altri il gruppo "Memphis", un autentico laboratorio di idee creative, che realizza opere che tengono conto delle relazioni tra oggetto, ambiente ed architettura e nelle quali alla funzionalità è anteposto il valore simbolico, emotivo e rituale.Il motivo "Bacterio" è utilizzato per molti oggetti di design e in particolare in questo caso è applicato su una calzatura.

Adidas APS Oki-Ni

I modelli utilizzati in questo modello hanno una somiglianza con i mobili creati del designer italiano Ettore Sottsass con il gruppo Memphis nel 1980.



Altre applicazioni "Bacterio"(Memphis)
Lampada Tahiti - Ettore Sottsass


Libreria Carlton (Memphis) - Ettore Sottsass
Nel 1981 Sottsass realizza il mobile che attua tutti i propositi di Memphis: la libreria Carlton, caratterizzata da una forma esoterica che ricorda un totem e dalla parte superiore dall'aspetto antropomorfo (rinvia, infatti, all'immagine di un uomo con gambe aperte e braccia sollevate)

Libreria Casablanca (Memphis) - Ettore Sottsass

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